Precisazioni su caso morte fetale intrauterina
Data:
18 Gennaio 2019
In riferimento al caso riportato dagli organi di informazione relativo alla morte intrauterina di un feto in una donna giunta alla 40esima settimana di gravidanza, quindi a termine, arrivata al policlinico Santa Maria alla Scotte il 15 gennaio, per effettuare un controllo programmato nell’ambito degli esami previsti per la gravidanza fisiologica, l’Aou Senese precisa che il feto era già deceduto quando la signora è arrivata in ospedale.
«Ho piena fiducia in tutta l’équipe di Ostetricia e Ginecologia guidata dal professor Filiberto Severi – afferma Valtere Giovannini, direttore generale Aou Senese – che ha seguito la donna con grande professionalità, piena disponibilità e sostegno. La signora è stata immediatamente sottoposta ad un cesareo d’urgenza, per tutelare la sua salute, ed è stata la stessa Aou Senese ad attivare l’Unità di Rischio Clinico e a richiedere subito il riscontro diagnostico sul feto per verificare le cause della morte, avvenuta prima dell’arrivo in ospedale. Le è stato inoltre garantito subito il supporto psicologico. Comprendiamo la necessità di fare chiarezza sulle cause che hanno portato alla morte intrauterina, una situazione clinica non prevedibile e che ha un’incidenza di circa 3 casi su mille nati. I risultati del riscontro diagnostico sul feto – conclude Giovannini – sono importanti anche per fornire corrette informazioni alla coppia per gravidanze successive».
Si è trattato quindi di un evento imprevedibile e imprevenibile, che ha portato alla morte del feto senza segni premonitori rilevabili dagli esami precedentemente effettuati, in particolare dall’esame cardiotocografico effettuato l’11 gennaio, risultato nella norma.
La cardiotocografia è un esame non invasivo, che ha valore nel momento in cui viene fatto e non è predittivo, cioè non è in grado di consentire anticipazioni e previsioni.
La morte intrauterina, chiamata MEF – morte endouterina fetale, può avere diverse cause tra cui malattie congenite, infezioni, anomalie del cordone ombelicale che causano asfissia acuta per mancato apporto di ossigenazione al feto, non prevedibili con nessun esame.
«Ho piena fiducia in tutta l’équipe di Ostetricia e Ginecologia guidata dal professor Filiberto Severi – afferma Valtere Giovannini, direttore generale Aou Senese – che ha seguito la donna con grande professionalità, piena disponibilità e sostegno. La signora è stata immediatamente sottoposta ad un cesareo d’urgenza, per tutelare la sua salute, ed è stata la stessa Aou Senese ad attivare l’Unità di Rischio Clinico e a richiedere subito il riscontro diagnostico sul feto per verificare le cause della morte, avvenuta prima dell’arrivo in ospedale. Le è stato inoltre garantito subito il supporto psicologico. Comprendiamo la necessità di fare chiarezza sulle cause che hanno portato alla morte intrauterina, una situazione clinica non prevedibile e che ha un’incidenza di circa 3 casi su mille nati. I risultati del riscontro diagnostico sul feto – conclude Giovannini – sono importanti anche per fornire corrette informazioni alla coppia per gravidanze successive».
Si è trattato quindi di un evento imprevedibile e imprevenibile, che ha portato alla morte del feto senza segni premonitori rilevabili dagli esami precedentemente effettuati, in particolare dall’esame cardiotocografico effettuato l’11 gennaio, risultato nella norma.
La cardiotocografia è un esame non invasivo, che ha valore nel momento in cui viene fatto e non è predittivo, cioè non è in grado di consentire anticipazioni e previsioni.
La morte intrauterina, chiamata MEF – morte endouterina fetale, può avere diverse cause tra cui malattie congenite, infezioni, anomalie del cordone ombelicale che causano asfissia acuta per mancato apporto di ossigenazione al feto, non prevedibili con nessun esame.
Ultimo aggiornamento
18 Gennaio 2019, 18:29